SERVIZIO DEL SETTIMANALE “AVVENIMENTI” SUL CASO FICIESSE E SULLA MODIFICA DELLA LEGGE 382
Il n. 17 del settimanale Avvenimenti, in edicola nei giorni scorsi, ha dedicato al caso Ficiesse e alle attività della Commissione Difesa della Camera per la riforma della legge sulla rappresentanza militare il servizio che appresso integralmente riportiamo. L’autore è Sebastiano Gulisano.
AVVENIMENTI N. 17 DEL 3 MAGGIO 2002 - PRIMO PIANO, PAG. 10
LA “GUERRA” DEI FINANZIERI, L’ASSOCIAZIONE SOTTO TIRO
di Sebastiano Gulisano
"Un ordine immotivato, un arbitrio e un'ingiustizia": così Ficiesse, in un comunicato stampa, definisce la decisione del Comando generale della Guardia di finanza, dello scorso 4 aprile, di intimare a tutti i finanzieri iscritti all'associazione di dimettersi immediatamente. Altrimenti scatteranno i provvedimenti disciplinari, cioè la consegna di rigore. Motivo? L'associazione "Finanzieri, cittadini e solidarietà - Ficiesse" sarebbe "a carattere sindacale", dunque vietata dalla legge; lo sostiene il Consiglio di Stato, in un parere (non vincolante) del 12 giugno del 2001.
Tutto legittimo, dunque? No, perché quel parere, richiesto il 26 febbraio 2001, è basato su uno statuto che l'associazione aveva già modificato durante il congresso nazionale, quaranta giorni prima. Ed era stato mutato proprio nei punti che, successivamente, saranno individuati dal Consiglio di Stato per stabilire che Ficiesse "tende a proiettarsi in un ambito di azione che non può non essere definito sindacale".
Fin dalla sua costituzione, nel 1999, l'attività dei finanzieri aderenti all'associazione (di cui fanno parte anche civili, come l'ex presidente dell'antimafia Giuseppe Lumia) è stata sottoposta a "monitoraggio" e non è emersa alcuna attività di tipo sindacale, tanto che nessuno ha mai subito provvedimenti disciplinari. Nei quattro anni successivi non è cambiato nulla, eccetto lo statuto e il numero degli aderenti (da poche decine a oltre duemila, tre quarti sono finanzieri). Il boom delle iscrizioni si è avuto quest'anno, dopo la pubblicazione di "Finanzieri e cittadini", un bimestrale di 64 pagine inviato ai soci di Ficiesse, ai vari comandi delle Fiamme gialle e ai parlamentari delle commissioni Difesa e Finanze. Nel mese di febbraio esce il primo numero della rivista dell'associazione, subito dopo il Comando generale si ricorda del parere del Consiglio di Stato (di dieci mesi prima) e decide di passare alle maniere forti.
I finanzieri sono costretti a dimettersi ma, per solidarietà, aderiscono le loro mamme, le mogli, gli amici, come si evince dalle lettere pubblicate nel sito internet dell'associazione (www.ficiesse.org); Ficiesse, dal canto suo, si affida a un legale, Vittorio Angiolini, docente di diritto costituzionale all'Università di Milano. Angiolini scrive al ministro Tremonti e ai vertici della Finanza chiedendo la revoca, entro il 30 aprile, dell'atto che preannuncia i procedimenti disciplinari e li "diffida in vista di ogni opportuna iniziativa di Ficiesse e dei suoi aderenti in sede giurisdizionale". La battaglia contro il "segnale preoccupante di limitazione delle libertà individuali e collettive" sarà anche politica: il direttivo dell'associazione ha deciso di investire del problema il presidente della Repubblica, quelli di Camera e Senato e tutti i capigruppo parlamentari. (s.g.)
ALTOLA’ AL SINDACATO, STELLETTE COL BAVAGLIO
Esercito senza libertà
Gli Stati maggiori invocano una restrizione dei diritti dei militari
Cocer – Il Polo vuole garantire alle gerarchie il controllo degli organismi di rappresentanza
di Sebastiano Gulisano
Provate a immaginare cosa succederebbe se fossero gli industriali a decidere i vertici delle organizzazioni sindacali. E provate a immaginare cosa succederebbe se fossero i cittadini con un reddito superiore a duecentomila euro a decidere la composizione di mezzo parlamento. E ora provate a immaginare cosa succederebbe se fossero gli Stati Maggiori a decidere le persone che fanno parte della rappresentanza militare, quella specie di sindacato che hanno i lavoratori con le stellette. Le prime due ipotesi sono solo frutto di fantasia, la terza, invece, è l'idea di rappresentanza militare che ha il centrodestra, disegnata in due proposte di legge presentate alla Camera da Luigi Ramponi (An), presidente della commissione Difesa, e Roberto Lavagnini (Fi), vicepresidente della stessa commissione. I due articolati, l'uno fotocopia dell'altro, sono diventati il testo base - relatore Giuseppe Cossiga (Fi), figlio dell'ex presidente della Repubblica - su cui il parlamento dovrà discutere per rinnovare l'attuale legge, che risale al 1978.
Sul fatto che la normativa vigente sia obsoleta sono tutti d'accordo, carabinieri e finanzieri, soldati e marinai, sottufficiali e ufficiali. E l'intera classe politica. I punti di vista divergono quando si tratta di entrare nel merito delle modifiche: gli Stati Maggiori invocano una restrizione dei diritti dei militari; la base spera di arrivare a una rappresentanza di tipo sindacale. Anche la politica è divisa: il centrosinistra è più sensibile alle richieste provenienti dai vari Cocer (rappresentanze militari nazionali), Coir (regionali) e Cobar (provinciali); Rifondazione è per la sindacalizzazione tout court; il centrodestra è appiattito sulle posizioni degli Stati Maggiori, con la sola eccezione di Filippo Ascierto, deputato di An ed ex maresciallo dell'Arma. Ascierto ha infatti presentato un ddl, che, pur senza aprire al sindacato, disegna una rappresentanza militare "forte", espressione della base e libera dai condizionamenti della gerarchia militare. Un testo abbastanza simile a quello dei Ds (primo firmatario: Marco Minniti).
"Io credo che all'interno di An ci siano le due anime: quella di Ramponi, Stato Maggiore; quella di Ascierto, Cocer. Noi (Forza Italia, ndr) stiamo con Ramponi". Sono parole di Roberto Lavagnini, in un'intervista pubblicata sul sito internet dell'associazione Ficiesse (Finanzieri, cittadini e solidarietà).
I ventidue articoli del testo Cossiga, in linea con Ramponi e Lavagnini, disegnano "una rappresentanza in posizione di completa soggezione alla gerarchia", sostiene Giuseppe Fortuna, presidente di Ficiesse ed ex colonnello della guardia di finanza. Per capire l'affermazione di Fortuna bisogna sapere che, attualmente, tutti i militari di ogni ordine e grado eleggono i Cobar, che eleggono i Coir, che eleggono i Cocer. L'articolo 13 del testo base, invece, stabilisce che a eleggere Coir e Cocer siano due corpi elettorali: i delegati Cobar e i "rappresentanti dei comandanti" (in numero non superiore ai Cobar). Questi ultimi hanno solo il compito di eleggere Coir e Cocer, poi decadono. Risultato: le gerarchie militari si garantiscono il controllo totale degli organismi di rappresentanza. Ma non basta. La proposta della maggioranza parlamentare prevede che gli eletti possano esprimere le proprie opinioni solo durante le riunioni degli organismi (presieduti dall'ufficiale di grado più alto): basta coi comunicati stampa individuali o, peggio, le interviste. Secondo Lavagnini è necessario "un argine a queste cose. Non è possibile continuare così".
Serpeggia amarezza e sconforto tra i lavoratori con le stellette: si aspettavano il sindacato, rischiano di ritrovarsi il bavaglio. E una rappresentanza fittizia.
"Se l'organismo, ad esempio, si rifiutasse di firmare il contratto di lavoro - spiega il maresciallo Ernesto Pallotta, fondatore di Unarma, associazione di carabinieri democratici - la firma può essere apposta dal capo di Stato Maggiore". Un modo per evitare i sit in dei delegati Cocer davanti a Palazzo Chigi, come quello dello scorso 16 aprile. Per Pallotta, che da oltre dieci anni si batte per avere il sindacato, quella che si profila all'orizzonte è "una nuova beffa: gli ufficiali, che sono meno del tre per cento dell'intera forza organica, sarebbero rappresentati maggiormente rispetto alle altre categorie". Insomma, conclude Pallotta, "rischiamo un passo indietro rispetto alla legge del 1978". Per il maresciallo Giuseppe Pesciaioli, esponente del Cocer esercito, saremmo di fronte a "una sentenza di condanna definitiva della rappresentanza. Mi aspettavo che la proposta di riforma prevedesse una maggiore tutela dei diritti individuali invece si vuole sottomettere i delegati al controllo dei comandanti: fanno finta di dare togliendo". "Non ci rimane che appellarci alla sensibilità dei parlamentari affinché emendino il testo", auspica il maresciallo Pasquale Salvatore del Cocer della Guardia di finanza.
Pesciaioli ricorda che l'Italia ha firmato e ratificato una convenzione internazionale che prevede la sindacalizzazione dei militari, mentre Fortuna mette l'accento sul fatto che il ddl del centrodestra "accentua, anziché diminuirla, la separatezza tra militari e società civile. Com'è possibile - chiede l'ex colonnello - pensare di deludere le aspettative di centinaia di migliaia di lavoratori della difesa e della sicurezza, specialmente ora che stiamo per passare dalla leva al professionismo e si sta costruendo una forza comune di difesa e d'intervento in Europa? Chi accetterà di entrare in organizzazioni che non riconoscano i diritti fondamentali della persona? Gli uomini e le donne con le stellette sono persone speciali, è vero, ma dobbiamo chiedere loro di sacrificare soltanto i diritti davvero incompatibili con la speciale missione affidata. Per il resto, essi devono vivere la democrazia. La devono respirare negli organi di rappresentanza. Devono averla scritta nel loro dna. Non è pensabile - conclude Fortuna - che ne rimangano esclusi proprio coloro che, per primi, sono chiamati a difenderla".